The Game, ovvero come guardare il presente con gli occhi dei nostri pronipoti

Consigli per lo stretto:*
Suggerimenti non richiesti su cose viste, lette o ascoltate

 

WHAT

 

Alessandro Baricco – The Game – Einaudi, 2018

 

 

Credit immage: wired.it

Quando si parla di Alessandro Baricco ci sono due o tre  cose che mettono tutti d’accordo: scrive divinamente bene, è particolarmente intelligente ed è, almeno altrettanto, antipatico. In The Game, suo ultimo lavoro, queste tre caratteristiche ci sono tutte.

Sarebbe un libro come tanti se solo fosse stato scritto da uno storico  o un sociologo del futuro, diciamo del 2050. E invece Baricco ci racconta, oggi, con distacco e lucidità, il mondo in cui viviamo, i pro, i contro e i perchè. Lo fa con il suo stile, talmente bello da risultare quasi frustrante ed in alcuni casi al limite del fastidioso.  Ma lui è Baricco e ce lo teniamo stretto cosi.

The Game, comunque, racconta come ci siamo trovati a vivere in questo mondo (il game appunto) digitale, iperconnesso, globalizzato, e come questo sia frutto delle evoluzione non degli ultimi 20, ma degli ultimi 70 anni, ovvero dal dopoguerra in avanti.

Baricco definisce quella digitale non una evoluzione o rivoluzione, come facciamo noi comuni mortali, bensi una Insurrezione. La lega al fatto che gli umani delle società occidentali, scottati dei terribili eventi del 900 (guerre mondiali, genocidi e bombe atomiche), siano andati gradualmente a crearsi un mondo aperto, connesso, apparentemente democratico e senza diseguaglienze per evitare che certi fatti accadessero di nuovo.

Che le cose non stiano andando esattamente in quella direzione, o che comunque non siamo atterrati in una specie di paradiso terrestre, lo svela lo stesso Baricco nel corso del libro. L’ analisi rimane però sempre lucida e convincente. Sopratutto  riesce a mettere in relazione tutti gli aspetti travolti dalla insurrezione digitale: relazioni sociali, modelli di business, formazione, politica. Tutto, perchè tutto di fatto è stato prima travolto e poi ridisegnato dal Game.

 WHY


Quello che scrive gente come Baricco va letto sempre e comunque. Perchè è gente che riesce a trovare la semplicità in cose estremamente complesse e perchè non è mai una semplicità banale. È una semplicità illuminante che ti fa dire: …azz ma come è che non ci avevo pensato prima! e sopratutto ti fa cambiare prospettiva su tante cose. Tra i tanti spunti del libro  la cosa che più mi ha colpito è stata forse la più banale: il Game non è nato in conseguenza della diffusione del WEB, dell’ algoritmo di Google o della invenzione dello smarphone. Ma al contrario nasce perchè l’uomo ha gradualmente creato le premesse per creare prima il WEB poi l’algortimo di Google e quindi l’iphone e tante altre cose che oggi regolano le nostre esistenze. Da questo consegue tutto quello che racconta Baricco. Le cose belle e quelle che invece ci stanno creando un sacco di problemi. L’approccio rimane sempre tendenzialmente più ottimistico e favorevole verso le nuove regole del game rispetto a quelle del 900.

Ma il succo fondamentale è che il campo da gioco, in qualsiasi ambito delle nostre vite, è questo e ce lo siamo costruiti noi (o comunque una piccola cerchia ristretta di noi umani più intelligente e visionaria della media). Che ci piaccia o meno, il nuovo campo da gioco è questo. Chi impara a giocare con queste regole ce la farà, chi non le accetta o non le capisce, sarà tagliato fuori. 

WOW!

 

Ci sono decine di frasi e passaggi che ho riletto,  sottolineato e provato a memorizzare per riciclarle in futuro. Riporto solo un passaggio iniziale che viene ampiamente approfondito nel corso del libro e che getta le basi per tutti i ragionamenti successivi.

[…] Semplificando un pò, potremmo dire che molte sono le rivoluzioni che cambiano il mondo, e spesso sono tecnologiche; ma poche sono quelle che cambiano gli uomini e lo fanno radicalmente: sarebbe forse il caso di chiamarle RIVOLUZIONI MENTALI. Benchè ci appaia evidente come una rivoluzione tecnologica, le attribuiamo [alla rivoluzione digitale ]una portata che di solito le rivoluzioni tecnologiche non hanno: le riconosciamo la capacità di generare una nuova idea di umanità.

Questo corto circuito viene spiegato un paio di pagine dopo:

[…] crediamo che la rivoluzione mentale sia un effetto della rivoluzione tecnologica, e invece dovremmo capire che è vero il contrario. Pensiamo che il mondo digitale sia la causa di tutto e dovremmo, al contrario, leggerlo per quello che probabilmente è, cioè un effetto.

E ancora:

[…] continuate ad invertire la sequenza e non fermatevi. Non chiedetevi che tipo di mente può generare l’uso di google, chiedetevi che tipo di mente ha generato uno strumento come Google.      

 Per il resto andate a comprarlo (possibilmente in una libreria dello stretto).,, o se non ne avete voglia date un’occhiata a uno dei 1.000 video di presentazione, per esempio questo:

 

 

*Consigli per lo stretto nasce per condividere con la community dello stretto storie viste, lette o sentite in giro e che possono darci spunti di riflessione. Per ogni storia riportiamo il what (di che si tratta) il why (perchè è interessante) il wow (perchè è cosi interessante da essere raccontata. se hai spunti da condividere manda il tuo What, Why e Wow a lostrettodigitale@gmail.com

 

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